venerdì 24 maggio 2013

Bokassà Maybe I'm - Paraponziponzipò: Acidi Viola

Come posso definire un lavoro del genere? Uno split? No… Una collaborazione? Ma nemmeno… …è come se i due gruppi coinvolti (i campani Maybe I’m e i pugliesi Bokassà, più i sax di Andrea Caprara degli Tsigoti e Mario Gabola degli A Spirale) se ne andassero a caccia nell’Africa centrale, inseguendo però – invece di elefanti, leoni e cose del genere – un povero Edoardo Vianello, che se ne sta lì a canticchiare “I Watussi“.

 Così facendo, nasce Paraponziponzipò, un album scritto e suonato a dieci (più quattro) mani. Prendete un branco di jazzisti lasciati a fare la fame in Africa, cinque persone che trovano pace solo facendo scontrare chitarre, dando vita a tempeste di sabbia tramite le note di un sax e a cicloni percussivi, grazie ai due batteristi. È così già la iniziale nel continente nero. Mentre la successiva alle falde del Kilimangiaro è sempre jazzcore, ma sconfina – senza problemi – nel noise, nel calypso (o comunque, in sonorità tropicali) e nell’afro-punk.

In alcuni pezzi ci si avvicina più al sound dei Maybe I’m, in altri più alle sonorità schizzate dei Bokassà, in altri ancora si crea qualcosa di totalmente nuovo per tutti e due i progetti. E considerate che le tracce sono solo cinque, se prendiamo la finale bukkake di mosche come un semplice outro. In ci sta un popolo di negri ci si avvicina – per alcuni aspetti – di più al sound degli esordi del duo campano: un desertico, brevissimo, per rumori, voci ed interventi di sax che starebbe, più che bene, in un western di Sergio Leone.

Le percussioni, che reggeranno per tutta la durata di che ha inventato tanti balli, arriveranno a suggerirci qualcosa dei The Ex mentre il basso segue a ruota e le chitarre s’intrecciano diventando sempre più rumorose. Chitarre che diventeranno anche funk, nella successiva il più famoso è l’hully gully, dove tra acrobazie di batteria vi sembrerà di attraversare, correndo, interminabili distese di terra africana a caccia di quel Vianello che si cita nei titoli per squartarlo a colpi di schizzato afro-punk.

Se vi erano piaciuti i precedenti lavori dei due gruppi, non lasciatevi scappare Paraponziponzipò. Se, invece, non conoscete i due gruppi coinvolti in questo progetto, cominciate da qui e vi assicuro che la voglia di ascoltare altro, vi verrà di sicuro.

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