giovedì 29 novembre 2012

Garage Boy: Distorsioni

"Gonzo Muziko" (2011) - "Zutaten" (2009)

Un agglomerato di eclettismo e fantasia. Questi album sembrano nutrirsi di rifiuti. Usano ciò che nell'ordinarietà passa inosservato per generare rumori rimessi in ordine. Un folle esperimento di cubismo chirurgico si potrebbe definire. Punk, funky, dub, techno, country punk, garage, elettronica passati al macero e riciclati per composizioni originali e dissacranti. Si potrebbe pensare all'acuta genialità di esperimenti tentati in periodo new wave da band alternative e controcorrente quali Central Unit e Stupid Set. Alla rievocazione della teoria dell'oscurità professata dai Residents o agli scritti sul cut up teorizzati da Burroughs. Ricerca percettiva e visiva rievocata attraverso gli inserti. Lo scarto dell'era consumistica e superficiale che viene incanalato dall'estro creativo e dal buon gusto di chi ha maggiore sensibilità per regalarsi calore ed emozioni in un mondo alienato e distaccato da tutto.
lepers Gonzo-Muziko
Travolgenti pezzi di elettronica come Robo Clock, i collage inaspettati di Sombart & Weber e Saspananda. Per essere un parcheggiatore abusivo, Garage Boy sfoggia un catalogo ricchissimo di conoscenze che spaziano l'intero repertorio letterario, cinematografico e musicale del post punk e della  No New York influence. Post Gestalt Blues, The star sign, Low energy rechargeable man, ci riportano alle avanguardie visionarie di Glass e Ayler. Brani cacofonici, la plumbea cripticità del basso, le incursioni schizofreniche delle tastiere ci mettono davanti ai contrasti evidenti della modernità. Paranoie, disagio, conformismo, violenza gratuita. Un modo per esorcizzarle e per umanizzarle.

-Romina Baldoni

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