Un album che non ha mastering o, se credete meglio, con un mastering talmente puntiglioso da essere concentrato in un'unica traccia della durata di 49 minuti! Un suono grezzo in libero deragliamento. A parte questa necessaria premessa il disco è fantastico. Una suite apneica di improvvisazione e sonorità abrasive allo sbaraglio. Nulla di più fresco e coinvolgente. Un circo di attrazioni folle e devastante, istrionico e demenziale, eterogeneo e stravagante ma mai, mai banale. Niente gira come dovrebbe, tutto è sgangherato e sa di posticcio ma fila funambolicamente tracciando macchiette dadaiste fatte di sgommate e derapate, attorcigliamenti e contorsioni frenetiche: hardcore funky, free folk, scorie pesanti di low fi. Jon Spencer e i Gang of Four drogati di patafisica e visionarietà naif.
Tutto e il contrario di tutto miscelato a meraviglia. Non riesco a figurarmi una lezione di rock più efficace di questa. Si sconsiglia altamente l’ascolto dell’album subito dopo i pasti mentre se ne raccomanda l’uso come rimedio efficacissimo per il trattamento dei sintomi da irritabilità del colon. In “Allegretto” la farneticazione raggiunge la fase culminante. La saga di Ozzy Osbourne rapito da una tribù di tagliatori di teste con finale a tarallucci e vino, danza orgiastica e visita gratuita alla foresta pluviale. Due i lavori solisti: il sanguinario (in ogni senso) omonimo del 2005, in cui la vena vagamente folk è letteralmente ammantata da lacerazioni lo fi e cumuli di spazzatura varia. E pensare che in alcuni pezzi come Almost gone, quasi riesce a farci credere di essere un virtuoso della chitarra! "For Away" (2007) pasticcia, se possibile, ancor di più con generi e rumori anomali. In tutte le minimali dieci tracce si mantiene però una vena pop esotica e spensierata che ci riporta indietro nel tempo, ai nostri nonni che facevano la corte alle nostre nonne improvvisando madrigali sotto i pagliai prima di ricorrere alla fuitina.
- Romina Baldoni
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