mercoledì 16 febbraio 2011

Altierjinga Lepers - Ghost Friends : Acidi Viola

La Lepers è un’etichetta pugliese che offre rifugio a tanti “barboni” musicali. Tante persone che non si accontentano di una sola identità per farsi riconoscere. Che mischiano questo e quello, funk e grind, pop e punk con totale disinvoltura e riuscendo sempre a cadere in piedi. La Lepers è nata anche un po’ per colpa degli Altierjinga Lepers. Parlando di loro, che si erano allontanati dalle scene, dobbiamo prima di tutto dire che sono ritornati. Sono ritornati con Ghost Friends, che, così come l’etichetta, mischia sapientemente cose diverse. E si parte mischiando tutto, da subito: immaginate il gruppo che suona, al centro di un ring da boxe, un rock’n’roll funkyzzato con l’annunciatore (con la tipica voce da annunciatore) che irrompe e presta voce agli stacchi a metà tra hard rock e no wave. E questo era solo l’inizio, che prende il nome di awesome homeless man. Passando a metal salsizz ci troviamo davanti un punk-noise veloce e violento (quasi à la Microwave With Marge), che strizza l’occhio a stacchi dal sapore tropicale e che non disdegna un assolo tra jazz e rockabilly. E dopo un paio di brani capirete come funziona quest‘album. Ogni pezzo diventa un album a sè: gigi’s funky mischia funk e punkabilly; pasta col formaggio offre, come primo piatto, una pasta fatta di grind e drum’n’bass con una spolverata di testi che ricordano i R.u.n.i. (o anche Bugo, perché no); in ghost friends affiorano sonorità sunshine-folk, mentre distratte distorsioni vengono a galla per scherzo, finendo poi per affogare tra videogiochi che si bloccano e rane giocattolo. Con vaffamoccamamete e we love the druids ritornano le sonorità pesanti, come il grind di prima o qualcosa di vagamente-metalcore, sempre mischiandole con cose che possono essere sia secchiate no-wave, sia urla (o insulti) all’indirizzo dell’ascoltatore. Bari is a place for minutes, è una ballata vagamente stonata, dedicata alla città natale del gruppo. La chitarra stonata e le campanelline non-accordatissime ti portano davanti agli occhi il gruppo ubriaco, con l’alito pesante che puzza di alcol: e i pochi secondi piano e voce con l’entrata in scena del coro è puntuale come un test del palloncino. La anonima traccia finale è una scalata rumorosa di noise-punk, casinista sempre di più, sempre in salita, come una scala per il paradiso (la citazione la capirete ascoltando) rovesciata verso l’inferno. Ma è tutto Ghost Friends, non solo il finale, ad essere una discesa verso l’inferno del pop dove non esiste musica per gli ascoltatori di quel genere. Dove non esistono classifiche e dove i dischi non vengono venduti, ma sono in download gratuito.

- duebambini
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