Spesso non è per niente semplice spiegare a parole quello che l’orecchio percepisce. Ci vuole ispirazione, una buona giornata, niente noie e, per la miseria, pure un poco di fortuna. Credo che la stessa cosa valga per il comporre, perchè a volte improvvisazione gioca brutti scherzi e ci fa apparire geniale ciò che in realtà non lo è.
Questo è decisamente un esperimento da pianoforte. Un esperimento da cultori. Un esperimento senza esperimenti.
L’ombra storica della Lepers Production, Alexander De Large, rispolvera con parsimonia lo strumento dai tasti in avorio, e si concentra con la stessa svogliatezza del sabato pomeriggio per un disco dai contorni tesi e dal cuore gommoso.
La caramella amara al denatonio benzoato fa il suo effetto in tre quarti d’ora di pura evocazione da camera, nel quale si può percepire la stessa serenità ronzante di una giornata di primavera, e allo stesso modo la zigzagante cristallizzazione da cripta sotterranea. Un chiaroscuro dal contrasto irriverente, possente, nel quale la memoria si perde per poi non ritrovarsi. Non è il solito disco da pianoforte, ed allo stesso tempo non risulta eccentrico o folle come altre uscite Lepers o HysM?. Nothing Exists è l’apnea, è la congiura, è il suono dell’ultima buonanotte.
Le dita scorrono stanche tra i tasti, senza coreografie o drappi di carta da “happy birthday”, permane un senso di vuoto, di claudicante asfissia, un lungo attendere il grande Gatsby, mentre questo in realtà dorme sul divano. La musica non si pone né obiettivi, né limiti, non vuole raggiungere nessun orgasmo demotivato: il tutto scorre e basta, come dovrebbe essere. Sempre.
La title track rappresenta il manifesto migliore del disco, che scioglie le ultime illusioni romantiche in fredde ed apatiche gocce di laudano; i ritmi sono lenti, quasi sonnolenti, capaci tuttavia di creare un atmosfera spettrale che invade tutto il disco. Un agrodolce latente che continua e continua indisturbato: Can’t take my eyes off you e Morricone Waltz incutono una fredda paura da infante, tanta è la carica densa e perniciosa del piano.
Wikipedia don’t know shit about love, ridipinge a tinte scure un’eco sfocato che richiama (forse!) alla celeberrima Air on G string di Bach, senza che questo possa essere provato in maniera certa! Hand of Glory è certamente l’azzardo più bello, un ottimo gusto retrò dall’epidermide brechetiana, richiama l’attenzione dell’ascoltatore senza essere invasiva o senza variare la tensione del disco.
Da segnalare Get pissed, destroyd, il movimentato richiamo al cinema muto, slacciato, vibroso, dall’indole pagana e dalla compostezza borghese: bel siparietto!
Nothing Exists è il bandolo della matassa, per l’uomo che ha perso la lucidità … un anestetico contro le vampirizzazioni mentali, ed associandomi a De Large, diciamo insieme: «VAFFANCULO GIOVANNI ALLEVI !!!». Chi doveva capire, ha capito !!!
-Poison Heart
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