(Lepers Productions 2007)
E’ magma bollente quello che sgorga dalla lunga highway hard /neo/prog/kosmische percorsa in “Volume 4”, altro maleficio a due ordito da quei malandati avventori doom ‘n’ roll a bassissima fedeltà che rispondono al nome di FrogWomen & SuperFreak. One-long-track, tutta dal vivo e veracemente acustica, dove sono congiunti in un unico folle piano sonoro due capienti performance successe a distanza di 48 ore, tempo sufficiente per far sì che la pazzia venga esposta secondo movimenti e contenuti, diciamo pure, contrastanti. La materia segue metaforicamente il/logiche mutazioni cronenberghiane, e in poche parole, sfoggia due gemelli diversi vincolati solo dallo stesso richiamo per la de/generazione di un suono-monolite che sfondi i timpani per potenza e mascolinità (only rock), che rammenti non solo tramite la cover-omaggio il sanguigno attaccamento ai Black Sabbath, senza tralasciare neanche l’effettiva tribolazione per gli indie-heroes Shellac e per le timbriche aguzze alla Mr. Albini. Staccata la prima sezione, comandata in sostanza dal duopolio basso/batteria e da sporadici graffiature vocali, si irrompe con mente sarcastica nella zona riservata al filone più impro-abstract, da leggersi sempre sotto schietta chiave rock. Una coppia a proprio agio tra le libere produzioni deliranti di casa Lepers.
E’ magma bollente quello che sgorga dalla lunga highway hard /neo/prog/kosmische percorsa in “Volume 4”, altro maleficio a due ordito da quei malandati avventori doom ‘n’ roll a bassissima fedeltà che rispondono al nome di FrogWomen & SuperFreak. One-long-track, tutta dal vivo e veracemente acustica, dove sono congiunti in un unico folle piano sonoro due capienti performance successe a distanza di 48 ore, tempo sufficiente per far sì che la pazzia venga esposta secondo movimenti e contenuti, diciamo pure, contrastanti. La materia segue metaforicamente il/logiche mutazioni cronenberghiane, e in poche parole, sfoggia due gemelli diversi vincolati solo dallo stesso richiamo per la de/generazione di un suono-monolite che sfondi i timpani per potenza e mascolinità (only rock), che rammenti non solo tramite la cover-omaggio il sanguigno attaccamento ai Black Sabbath, senza tralasciare neanche l’effettiva tribolazione per gli indie-heroes Shellac e per le timbriche aguzze alla Mr. Albini. Staccata la prima sezione, comandata in sostanza dal duopolio basso/batteria e da sporadici graffiature vocali, si irrompe con mente sarcastica nella zona riservata al filone più impro-abstract, da leggersi sempre sotto schietta chiave rock. Una coppia a proprio agio tra le libere produzioni deliranti di casa Lepers.
- Sergio Eletto
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