mercoledì 8 giugno 2011

Luke Lukas - Tiny numbers: Sentireascoltare

E con questo siamo allo stupore. Dopo due album piuttosto bellocci e anche qualcosa di più,Luke Lukas - questo Carneade texano (?) - torna con un gioiellino di EP che ci obbliga a lucidare i superlativi. Tutto muove pur sempre da un'estetica lo-fi, che è poi poetica di minimi termini espansi, un rimbombare di palpitazioni a basso voltaggio senza tema di propagarsi fin dove il pop sa incantare, mantenendo quel sottofondo di follia indolenzita e insidia dolciastra. Una tenace strategia di anti-ricercatezza, l'efficacia basale della cameretta tecnologica, una neo-semplicità che sa bastarsi. Ma che non disdegna d'esplorare, di azzardare cambi di rotta, di variare la ricetta.


Ad esempio immergendo la tipica indolenza pseudo-folk (una tremolante mistura Beta Band,Radar Bros e Faris Nourallah, così a spanna) nella bacinella arguta d'Albione, come capita al piglio Badly Drawn Boy di Shut It Up o all'estro spiraleggiante Robyn Hitchcock della carinissima Introverted Future. Oppure, per il nostro piacevole sconcerto, vedi come procede flemmatica e sordidella Ain't True, adagiata su una ritmica gommosa debitrice nientepopodimeno che dell'Herbie Hancock cacciatore di teste. Lo stupore di cui sopra sboccia quindi dalla contemporanea constatazione di questo frugale talento, dalla sua pressoché totale mancanza di notorietà e dal fatto che quei benemeriti di casa Lepers te ne facciano dono in ossequio alla logica del download gratuito (ma è possibile contribuire acquistando il cd).
(7.3/10)
Stefano Solventi

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