Il viaggio che ci si appresta a compiere ha il sapore di quei trip megalomani al centro della terra, con una scenografia magari fatiscente, certamente priva di quella patina da suono levigato. Bisogna sgombrare il campo da inutili cliché. Il sud d’Italia è una fucina di idee e di sperimentazioni, che elude tutto il rumore ska o pseudo-rap che esce alla superficiale attenzione dei più. Frogwomen e Superfreak giocano con diversi stili, rielaborando senza scorticarne l’anima melodica. Siamo a Bari ma potremmo benissimo trovarci in qualsiasi altra parte del mondo ed in qualunque epoca: prima di intraprendere questo viaggio bisogna deframmentare il cervello e scivolare in un universo rovesciato ove l’analogico e il digitale si mischiano e si sbattono l’uno sull’altro. Vi ricordate le atmosfere DE(VO)lute, intrise di un sapore quasi apocalittico, post-atomico? Fate riferimento a quello perlomeno. Frogwomen & Superfreak di stanza a Bari non rinunciano a miliardi di collaborazioni musicali o presunte tali e con Allegretto, cercano di bissare l’interessante e quantomeno originale Volume 4.
Al contrario della lunga concept-jam dell’esordio, il duo si impegna in un disco che fagocita ogni tentativo di razionalizzare una musica che fuoriesce dallo stomaco, come un flusso radioattivo che miscela rock sperimentale, funk (ma poco poco), punk ed elettronica vergine. Un ricamo ricercato che resiste al primo ascolto e pizzica le orecchie che urlano per un secondo tentativo. Il viaggio si fa interessante. Quello che stupisce è la fantasia di base che il duo riesce ad estirpare: la musica meno convenzionale mai sentita e allo stesso tempo più ricca di innovazione di qualsiasi esperimento in studio digitale. Sunshine rappresenta il diamante grezzo più prezioso del lotto. In 12 minuti e moneta, si sbriciola un veloce punk spruzzato di funk, approdando ad uno sfumato frizzante bubblegum dall’aroma hippy, il tutto nei primi 2 minuti. Poi spazio ad un corposo lento ed appiccicoso stoner rock che a tratti ricorda i più spregiudicati Melvins; quando sembra tutto finito ecco che il treno veloce dell’underground più analfabeta invade la strada maestra. Il resto è una rock-jam avvincente, tenuta su da un riff orecchiabile a bassa fedeltà.
Basterebbe solo questa traccia a decretare come “interessante” (con snobbato tono da discografico consumato), l’intero disco; tuttavia Frogwomen & Superfreak ci stupiscono con un palese tributo ai DEVO grazie alla funambolica Shut Up. Seguendo il filone rock, immergono gli strumenti in suoni fangosi che ricordano il miglior underground sommerso con Want me to Die: il pernicioso rumore rievoca reminiscenze dai Sonic Youth sino ai Flipper. Driving Licence segue l’analoga scia, mostrandosi ancora più intransigente e viziando i loro strumenti con un hardcore mai sopra le righe. Con la finale Safety il duo si propone nel funk più elettronico e disinibito, covando un adrenalina lisergica di insospettabile bellezza.
Allegretto è un lavoro che meriterebbe attenzione. Davvero.
Frogwomen & Superfreak riescono a filtrare numerose influenze senza tuttavia rimanerne invischiati: un sound personale inimitabile.
Viaggio finito, dunque.
Soddisfatti? Come una sigaretta dopo il sesso.
Frogwomen & Superfreak riescono a filtrare numerose influenze senza tuttavia rimanerne invischiati: un sound personale inimitabile.
Viaggio finito, dunque.
Soddisfatti? Come una sigaretta dopo il sesso.
- Poisonheart
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