giovedì 21 febbraio 2008

Selvaggi del Borneo: intervista su Sand-Zine




Serata speciale in Libreria, quella del 21 Febbraio, con il doppio concerto dei Selvaggi del Borneo e dei Drunk Implosion, nomi evocativi che nascondono un ‘pazzoide’ pugliese e quattro fiorentini ancor meno degni di indossare lo status della ‘normalità’. Tiziano Serra rappresenta in realtà l’unico elemento stabile di una tribù che si allarga e si restringe a fisarmonica, andando a coinvolgere quel sottobosco musicale pugliese che già da tempo andiamo additando come uno fra i più interessanti del ‘bel paese’; realtà che, nella fattispecie, trove un buon punto d’appoggio sulla presenza di una net-label come la Lepers Productions che propone un bel po’ di materiale da scaricare liberamente e gratuitamente. La sua musica si inserisce in quel filone pre demenziale, demenziale, post-demenziale e dintorni che in passato ha fruttato artisti di razza quali I Gufi, I Brutos, Il Quartetto Cetra, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Roberto Benigni, Gli Squallor, Gli Skiantos, ecc. (personalmente ci metterei anche Rino Gaetano), e che al momento sta producendo una buona quantità di nuovi proseliti (vi invito a leggere, in questa stessa mesticanza, gli spazi dedicati a Camillas, Gioacchino Turù e Piet Mondrian)… un fenomeno che, tempo a disposizione permettendo, sarebbe interessante approfondire. Per il concerto aretino I Selvaggi del Borneo si sono presentati in formato a due – Tiziano era supportato da Superfreak (altro musicista supportato dalla Lepers Productions) – per un concerto che a suo modo potremmo definire folle, ma di una follia tendente al malessere. Tiziano Serra appartiene infatti al filone più malinconico e amaro del genere, con un suo modo di cantare disilluso e apatico, qualificabile come drakiano, dove sia i testi sia la voce riflettono sempre una certa amarezza di fondo. Chiaramente l’accompagnamento musicale è tipicamente contemporaneo e giocoso-giocattoloso. Rispetto alla serata in Libreria l’unico appunto possibile riguarda una certa tendenza all’esposizione un po’ caotica, dove solo una piccola dose di ordine in più potrebbe rendere il concerto nettamente più fruibile.
I Drunk Implosion sono invece un progetto minore dei più noti Bud Spencer Drunk Explosion. Calcolatori, campionatori e altre macchine per un montaggio di flash sonori, televisivi, cinematografici…. Chiaramente in tutto ciò non v’è niente di particolarmente originale, ma comunque è godibile e sufficientemente ben fatto. E, soprattutto, va tenuto conto che si tratta di un progetto minore... puro divertissement. Mi riprometto di rivedere i quattro all’opera con il loro progetto principale.



intervista a Tiziano Serra

Chi sono e quando nascono “I Selvaggi Del Borneo”?
La data di nascita non la conosco ma… i Selvaggi del Borneo sono una specie di piattaforma fluttuante, un insieme aperto, una famiglia allargata, fatta di amore, di ancien regime, complicità, luminarie di feste estive e paesane intrise di geopolitica e immigrazioni sentimentali e non. Io sono sostanzialmente l’unico ad essere rimasto stabilmente su questa piattaforma da quando è nata, ma insieme a me, vicino o lontano, Giovanni Matteo (il mio siamese) e, in momenti diversi, per tempi diversi, con ruoli diversi, ci sono state molte persone che hanno dato il loro apporto con intensità e frequenza di volta in volta differenti, dando a questa specie di piovra nuovi tentacoli: il video, la musica, la poesia, il fumetto, la performance e rendendola una creatura sempre più mostruosa, esplosiva, apparentemente incoerente, ma dotata di un pensiero in realtà abbastanza definito. Piuttosto che esprimerlo a parole, butto giù un identikit del nostro DNA: Bruno Munari, Guy Debord, Joseph Beuys, Robert Wyatt, Enzo Jannacci eccetereccè…

La scelta di esibirti da solo in libreria, (o meglio in compagnia ‘extra’ di Superfreak alla chitarra e cori), è stata occasionale o funzionale alla serata?
Mi piace ricordare che ci siamo esibiti ovunque, dal circolo dei suonatori di banda in pensione di Cutrofiano all’Auditorium Parco della Musica di Roma e devo dire che dai pensionati è stato più intenso e significativo.
Per quanto riguarda la formazione, quello dei Selvaggi è stato sempre un ensemble flessibile, elastico e spazioso. L’unica presenza costante è sempre stata la mia, ma al mio fianco, sia nei “dischi” che nei concerti sono stato accompagnato da una moltitudine di musicisti o pseudotali, rumoristi, performer (Urkuma, Sogt, Pleo, Stato di Felicità Permanente, Tristessolo Band, Superfreak, Alexander de Large, Texans from Bari…) e perfino gente che si trovava lì per caso, tutti diversi per età ed estrazione culturale. Non farò mai un concerto uguale ad un altro, non esiste una band con elementi fissi, non si fanno prove, perfino gli strumenti musicali propri e impropri utilizzati non sono mai gli stessi. Ma non credo si possa parlare di totale affidamento alla casualità. Diciamo che si tenta di imbrigliare le energie del momento, utilizzando come canovaccio un pantagruelico e strambo bacino di testi e musiche accumulatisi nel tempo..
A Superfreak gli voglio troppo bene. Quei giorni doveva salire a Bologna per la tesi e io gli ho detto: “celo facciamo un giro da Alez ad Arezzo? Portati un paio di maracas”

È facile per te fare live in situazioni di ogni genere, o noti una certa diffidenza o diciamo ‘impreparazione’ del pubblico nei tuoi confronti?
Mi piacciono le situazioni di ogni genere. L’impreparazione del pubblico, fruitore della nostra, improbabile preparazione, rende tutto così facile e allo stesso tempo barcollante ma denso di sguardi, di situazioni. È così e succede da sempre. Gli errori sono stimolanti, di sinergie, di ludicità, è questo che tento di fare. Amo decontestualizzare, creare relazioni, non so ancora dire se è facile o meno, so che è nocciolo della ricerca, fa parte del confronto, della nostra crescita. Si, a pensarci bene, è facile: a nostro modo, ci mettiamo tutta la coerenza possibile e ciò ci dà serenità nell’azione.

E nel Salento, in generale come reagisce la gente alle tue proposte?
Si diverte, ci prende in giro, vuole rinchiuderci in un C.I.M. (Centro Immaginifico Musicale), ma ci ascolta anche, in maniera ipercritica a volte, tenendoci in braccio nella piazza principale e nascondendoci in un angolo per un centinaio di secoli. …il salento,,, mmmh noi siamo del Borneo, siamo immigrati del sud est asiatico sbarcati nel sud est italico. Qui abbiamo le nostre case sugli alberi, il nostro galeman, i balli di gruppo, il tango degli orango, i fiori dietro le orecchie. Salgari ci fa un baffo, il nostro Borneo si sposta con noi come la casa d’una tartaruga ( non viviamo mica tutti qui, siamo sparsi per l’Europa).

Sono più richiesti i tuoi concerti o i tuoi readings?
Non saprei fare, dire differenza tra i due. Di solito faccio una macedonia, oppure un reading quando mi chiedono un concerto e viceversa. La poesia è anche musica. Mi sento di esprimere le cose genuinamente, a volte mostro solo i miei disegni e faccio sotto una didascalia a mò di filastrocca cantilenante. A volte altre,,, bò?

Quando e come è avvenuto il tuo incontro con la Lepers Produtcions?
Ahahha avrei voluto rispondere: “ci siamo incontrati mentre saltavamo da un ramo all’altro in una foresta pluviale” ma, la verità è: ci siamo “ascoltati” sul myspace e piaciuti subito. È successo un paio d’anni fa: grande stima, affetto, condivisione d’intenti, tutto in maniera così naturale. Giuseppe (Superfreak) mi ha detto che sono la meglio etichetta italiana, che solo in Texas esistono cose del genere, e io ho aboccato.

Condividi in pieno la scelta stilistica e di diffusione della Lepers?
Non lo so, non credo molto negli stili e le etichette di stile, penso che Lepers sia coerente, guerriera e serena al tempo stesso, e questo è il massimo per me! Noi Selvaggi siamo abbastanza anarchici ed eterogenei nell’approccio comunicativo, quindi, se la Lepers non ci stamperà 5000 copie del prossimo lavoro elettroacustico, pazienza, non c’incazzeremo.

Il massimo entusiasmo che hai riscosso nella tua vita artistica?
Come ho già accennato, sotto varie forme siamo stati presenti in gallerie, musei, grossi palchi e circoletti con alto tasso alcolico, quindi non saprei dire cosa ci ha divertito di più. Ah, ricordo momenti esilaranti in cui avvenenti presentatrici, o canuti critici ci hanno presentato al pubblico come: “i selvaggi del PORNO” oppure “i selvaggi del BORGO”. Il fatto che molti nostri lavori video piacciano più ai bambini che agli adulti, questo si che è il massimo per me.

Puoi parlarci del cofanetto appena uscito per la net label pugliese?
Il cofanetto, titolato Selvaggi del Borneo Erezioni (correggendo il timbro blu sulla copertina), contiene tre lavori. Il primo è “Attori coi baffi” con Giorgio Viva (Sogt) e la sua gatta Signorina. Avevo già collaborato con Giorgio per il suo lavoro “San Giovanni Rotondo” uscito per la francese Vaatican Rec. “Peparussu e Mullica” è un lavoro interamente prodotto in un pomeriggio di spiaggia Jonica con Marco TristessoloBand, il nostro ambasciatore a Dusseldorf (i nomi nel titolo sono i soprannomi rispettivamente del nonno di Marco TristessoloB. e di T. Serra). Il terzo disco è una “ristampa” si “tsvssbtsvssfp”, raccolta di poesie in musica-a cappella e non, di alcuni miei reading e performance, già uscito qualche anno fa per il sito di letteratura musicaos.it. Fuori dal cofanetto c’è la perla migliore: “Uomo con suca” raccolta di variegate canzoncine registrate in cameretta con i fratelli Matteo. La copertina sarà copertina dell’anno nel 2017.

Ci hanno detto della tua curiosa passione per le scimmiette di pezza, alcune le ritieni persino figlie…..puoi raccontarci meglio?
In quanto uomo-bambino-scimmia del Borneo, ho la passione per i miei simili. Non è un azione Darwinistica, né mi ci vedo in una scultura di Jeff Koons in ceramica dorata come è stato per Michael Jackson e la sua scimmietta. È la voglia di una dimensione più sincera e genuina nelle direzione di una società di Bonobo. Tutte le mie scimmiette sono miei figli! Mi sono state date in dono da persone speciali, molte di loro non le vedo più: è come sentirsi un ragazzo padre, la madre non c’è, io tiro su i miei figlioli con amore! Uno di loro, Marcell, partirà con me, lo porto a studiare all’estero (il mio cervello corre la fuga dei cervelli): tra poco sarò a fare lo scienziato (già pazzo) via dall’Italia (ma col Borneo sulle spalle).
- etero genio

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