sabato 8 giugno 2013

Bokassà Maybe I'm - Paraponziponzipò: Distorsioni

L’afro beat dei Bokassà avevamo avuto modo di apprezzarlo durante il viaggio tra le label indipendenti, nella tappa dedicata alla Lepers Produtcions. In questo disco i pugliesi si uniscono ai campani Maybe I’m e sfornano un disco di grandissima qualità in cui riescono a far convivere la tribalità, l’improvvisazione, il free jazz ed un pizzico di esoterismo/cannibalismo lucido e ludico che ne conferma l’acume, l’intuito, l’ispirazione ma anche il sinistro lampo di sarcasmo a tratti sadico e a tratti autoironico. Già scorrendo i titoli dei sei brani in scaletta ci scappa una sonora risata: Alle falde del Kilimangiaro, Ci sta un popolo di negri, Che ha inventato tanti balli e (…) l’altro viene da sé, se il tormentone di Edoardo Vianello ha tormentato anche voi in qualche modo. Ad esclusione di Bukkake di mosche che è un ronzio di congedo finale di soli 27 secondi. Molto sa di ritualità ancestrale, di primordialità e pratiche antropofaghe, la sfuriata percussiva di Che ha inventato tanti balli, supportata dai contorsionismi dei fiati a creare suspence e a spezzare la frenesia ritmica.

Decisamente di stampo impro con immersioni caleidoscopiche nello psycho funky Nel continente Nero apre ad una versatilità conturbante e intrigante in cui la creatura bicefala, costituita dall’unione dei due gruppi, riesce a fondere e far restare distinte le due identità che la compongono, ma anche a nutrirsi con avidità sanguinaria dei più svariati generi musicali e farli propri. Alle falde del Kiliangjaro coniuga libertà espressiva, armonia cinematica e soprattutto un sapiente intarsio che attinge e reinterpreta vari spunti: dalla fusion più contorta ed estemporanea al divertissement da colonna sonora alla Piero Umiliani. Più cupa, in linea con un rituale voodoo Ci sta un popolo di Negri incede tra esoterismo e psichedelia oscura. Percussiva fino allo stordimento, con onomatopeici stridori di sax (gli ospiti illustri sono Andrea Caprara e Mario Gabola) Il più famoso è l’Hully Gully ci regala una serie di cacofonie irresistibilmente volubili, giocate tra le smussature ad incastro perfetto e le strumentali esplosioni pirotecniche della più giocosa e bizzarra free form. Dentro ci ritrovo da Valerio Cosi all’ensemble Jooklo, Cannibal Movie e Al Doum & The Faryds, Penguin Café Orchestra e Xhol Caravan. Classe e fluidità, leggerezza smaliziata e contenuti, spessore compositivo e gusto per l’improvvisazione, avanguardia, raffinato sincretismo e originalità, attitudine lo-fi, magnetismo, istrionismo, pensiero e primitivismo.

 Il calderone è in piena ebollizione, gli ingredienti ci sono tutti: non avete che da bere e da stordirvi della magica pozione. Il tutto è come sempre in free download nel sito della Lepers Produtcions.

-Romina Baldoni
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