Fuori questo Supefreak:
“Superfreak era una bambina durante la seconda guerra mondiale. Riusciva a ballare sotto la luna senza respirare per tre minuti. Ora è un cantante anti-folk pessimo, ma appassionato. Il suo cervello è stato trapiantato nel corpo di un gabbiano e così il pesce crudo è diventata la tematica di tutto il suo lavoro. Nella prossima vita sarà un famoso parrucchiere per aragoste.”
Questa è la presentazione dell’artista presa pari pari dal sito della Lepers, pazza free netlabel per artisti interessanti e fuori dai canoni della normale banalità.
Fruscio di registrazione, lo sfregare della mano su vecchie corde seguito dal suono sbilenco di una chitarra, probabilmente classica o forse acustica, non saprei, e le note di “Wednesday”, introduzione leggera ai successivi deliri.
Infatti con “Always late” e “Isn’t up to me” entriamo in pieno territorio weirdfreakfolk ed è particolarmente divertente ascoltare questi pezzi scanzonati con i loro arrangiamenti surreali fatti da chitarre fazzose e legnose, soli stonati e tamburi sfondati che praticamente alternano arrangiamenti folkabilly tipici dei primi Mothers of Invention a momenti degni dei Nirvana. Il tutto passando attraverso una buona metabolizzazione del rock anni 60 e 70 e di tutte le sue sfaccettature mischiata ad una bella strafottenza punk.
“G sus” vale già solo per il titolo ironico, bellissima la teatrale ed intricata “No sugar will touch my shiny being” praticamente un musical di due minuti. Il resto l’ho ascoltato tutto ridendo e pensando “Cazzo! Questo è praticamente fuori di melone, però ci sa fare!”.
Parliamoci chiaro, questo disco alterna momenti belli ed interessanti ad altri no, ma è scorrevole e coinvolgente, ed è l'ennesima dimostrazione che per riuscire a comunicare qualcosa attraverso la musica non c'è bisogno ne di apparecchiature sofisticate, ne di suoni e musicisti incredibili ne di ricerche sperimentali o particolari arrangiamenti.
Il disco si chiude con “Contenuti speciali” intervista onirica al nostro eroe che risponde ad incredibili domande poste dai suoi fans catanesi del tipo “Qual'è il tuo accordo preferito”,
“A me piace un sacco il sol fatto con l'anulare sul mi basso”.
Ironia e musica sono gli ingredienti di un disco interessante, divertente e non pretenzioso. Rappresenta la concretizzazione del bisogno di dire qualcosa lontano dalle illogiche commercialie nella più assoluta libertà. E' stato un bel viaggio e nell'attesa di poter assistere ad uno degli spettacoli del suo annunciato tour in Serbia voglio chiudere con le ultime tre parole di questo stesso lavoro, “Grazie a Superfreak”.
-Tadd Euro
Nessun commento:
Posta un commento