I Bokassà e la loro Africa "coloniale"
Concerto della band barese all'Eliogabalo di Fasano
Un'inarrestabile formazione d'assalto, i Bokassà, che in un'ora o più di concerto all'Eliogabalo, nella serata di sabato 17 marzo, hanno risucchiato le energie degli spettatori con il loro tribal-sound, tra i più gustosamente viscerali ed estroversi della scena pugliese anni '00/'10.
Un'esibizione votata alle divinità della Contaminazione e dell'Alternatività, durante cui l'oscillazione di capo e corpo sembrava inevitabile e patologicamente irrefrenabile.
Irruenti dal punto di vista "scenografico", così come versatili da quello strettamente sonoro, i Bokassà hanno animato l'appuntamento con il loro gioco di apparenze, cheValerio Mattioli denominava "esotismo da cartolina, colonialismo culturale", tra (auto)ironia e voluta comicità trash, con il video di un elefante dissezionato alle loro spalle; Un elefante dissacrato in diretta tv, mediaticamente, quasi eletto a simbolo dell'omicidio culturale di un continente, l'Africa, dissanguato per mano degli stereotipi di un Occidente alla ricerca di nuove esperienze sonore, con cui condire e dissimulare il proprio impiastro pop, e da generi d'appropriazione, denominati, a seconda dei casi, world o etno, effimeri quanto un asciugacapelli nel deserto.
1) Quando, come e perché vi siete formati, abbandonando momentaneamente le vostre carriere soliste?
Ci siamo formati a fine 2010. L'idea di un progetto più afro era già nell'aria da diversi anni.
io (Superfreak) e de large avevamo fatto diversi tentativi con varie formazioni che si erano conclusi però in un nulla di fatto. L'arrivo di Solquest ha portato il giusto equilibrio, il resto poi è venuto da sè molto velocemente.
2) Il tributo, nel nome, al re cannibale Bokassa perché, invece?
L'idea è venuta al de large, ma è piaciuta subito a tutti. Le immagini che ritraggono l'imperatore del CentrAafrica con tanto di manto, corona e scettro davanti all'enorme trono d'oro sono bellissime. Le accuse di cannibalismo non fanno che rendere il personaggio ancora più interessante per noi amanti della carne umana. Abbiamo poi aggiunto l'accento al cognome del dittatore, per renderlo più simile all' "un po' troppo" detto nel
nostro dialetto.
3) Che connotazione politica, nel senso più ampio del termine, presuppone e comporta suonare free jazz, o comunque afro-jazz d'ampi orizzonti, nel 2012?
In realtà con i Bokassà siamo molto poco free, abbiamo delle strutture definite con solo alcuni momenti più liberi. Suonare afro jazz oggi ha senso per noi perchè viene fuori dagli ascolti masticati, semidigeriti che rivomitiamo in nuove forme. Non cerchiamo di attenerci a delle regole, ma giochiamo con gli stili mischiandoli con i nostri percorsi personali in modo da evitare l'odiato effetto revival.
4) Parlateci un po' della squisitamente dissacrante Lepers, label sotto cui avete inciso "Summit"?
La Lepers Produtcions è la miglior free net label del mondo. Con oltre 50 album scaricabili gratuitamente da www.lepers.it è una realtà libera e guerriera che porta avanti dal 2005 una sua idea di bruttezza sostenibile che passa dal folk più lo-fi, al noise, al punk fino ai Bokassà. Io e de large siamo tra i fondatori quindi ci sembrava la scelta più naturale per 'Summit'.
All'uscita del disco hanno poi collaborato le etichette tarantine Lemming Records e Hysm? alle quali vogliamo bene come se fossero
nostra madre.
5) In "Summit" si sentono dilagare le più svariate correnti stilistiche, dal prog nelle sei corde, al punk nelle pelli, sino al turntablism negli scratch di "Inimigo Publico", quali sono dunque le linee guida, le influenze del vostro lavoro sonoro?Azzardo, ad esempio, le Mothers of Invention ...
Zappa è un punto di riferimento comune per tutti noi, ma forse i padrini di 'Summit' sono stati più gli album di Fela Kuti,the Ex con Getchawe Mekuria, Konono Nº1, Minutemen e Henry Cow. Per gli scratch in 'Inimigo Publico' abbiamo voluto tirare dentro nel nostro album un po' di rap anni 80 (Beastie boys, Public Enemy, Run Dmc) di cui siamo ghiotti. Il bravissimo scratcher toscano THX ci è venuto incontro sopperendo alle nostre incapacità a far suonare un giradischi e ha trasformato un sogno in realtà.
6) Infine, spiegateci questa ricorrenza per stereotipi all'Africa e al mondo animale (elefanti/zebre); c'entra nulla il vostro rapporto tribale e apparentemente istintivo alla musica?
Ottima osservazione, con i Bokassà lavoriamo proprio su un immaginario fortemente stereotipato. Non ci rifacciamo alla musica africana vera, non cerchiamo di riprodurne una versione filologicamente corretta. Quello che ci piace è invece l'Africa come l'abbiamo vissuta noi, come ci è arrivata dai dischi, dai fumetti, dai film. Un mix un po' kitsch di colori e storie che si sovrappongono e si mischiano alla nostra vita di tutti i giorni.
Gli Elefanti, le zebre non sono altro che animali mitologici che vogliamo far incontrare con quelli che ci sono più vicini: polpi, ricci e cozze pelose.
- Emiliano Santoro
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