Due colonne portanti della Lepers fanno il botto più sbruffone e spinoso immaginabile. Disarticolati, impertinenti, ombrosi, ruvidi ragli hard-funk oppiaceo o rock blues scanzonato come slacker all’ultimo stadio. Le voci sguaiano echoizzate tra batterie esagitate e chitarre spinose, oppure tra forme sformate e freevolezze acide e sbrigliati svarioni, in un vasto sbeffeggiamento disincantato tra coretti appiccicosi come potrebbero dei Jane’s Addiction o dei Flaming Lips poco prima di collassare. Raffiche rock blues dalla nevrastenia Shellac-Marta Sui Tubi, una tensione che non smette un momento di sembrare posticcia ma è proprio quel che vuole, infatti suona del tutto necessaria e inevitabile come un Jon Spencer invalvolato Sonic/Pavement. A questo punto quindi perché non caracollare sul lato selvaggio loureediano con ineffabile filologia beckiana? E perché non svaccare svaccando Whit A Little Help From My Friends?
(7.1/10)- Stefano Solventi
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